La Perugia dei Tedeschi
Deutsche Spuren in Perugia
Intellettuali, artisti, politici e commercianti tedeschi e svizzeri che hanno dato un contributo essenziale alla storia di Perugia, spesso favorendone la fortuna e la fama internazionale.
Corsi di Tedesco per ogni esigenza
Un progetto che racconta storie e influenze di personaggi Tedeschi a Perugia
Quale segreto nasconde via dello Struzzo? Cosa cercò Mommsen a Perugia? Quale fu l’ospite più illustre dell’Hotel Iris? Chi è il dedicatario dell’aula dove si riunisce il Senato accademico?
Ignorati dalla topografia urbana e decaduti dalla memoria collettiva, intellettuali, artisti, politici e commercianti tedeschi e svizzeri hanno dato un contributo essenziale alla storia di Perugia, spesso riorientandone la fortuna e dettandone la fama internazionale.
Siamo partiti alla ricerca delle loro storie, dei segni da loro lasciati sul territorio, dei documenti che ne attestano il passaggio. Per riportare alla luce la Perugia dei Tedeschi.
FRANCESCO MORLACCHI
Perugia, 1784 – Innsblruck, 1841
Francesco Morlacchi, il compositore il cui nome ricorre in più luoghi della città di Perugia, trascorse la maggior parte della sua vita a Dresda, dove si trasferì nel 1810 in qualità di Hofkapellmeister, tornando di tanto in tanto in Italia per la composizione e l’allestimento delle sue opere. Questa “doppia identità”, che ne fece quasi un viaggiatore straniero a Perugia, non fu limitata all’ambito artistico, ma si estese alla vita privata: a Perugia si legò in matrimonio ad Anna Fabrizi, da cui ebbe un figlio, Pietro, e nella capitale sassone strinse un nuovo vincolo, con Augusta Bauer, dalla quale ebbe quattro figli, nominati nel testamento.
Convinto seguace degli ideali napoleonici, fu un musicista di rilievo nel variegato e mutevole contesto musicale della prima metà dell’Ottocento. La sua ampia produzione musicale ha toccato tutti i generi dell’epoca, dal melodramma (25!), alle cantate (”In lode di Napoleone”, “Cantata del conte Ugolino”), alla musica sacra (”La Passione di Gesù Cristo”, “La morte di Abele”). Al duomo di Perugia, che ne custodisce la sepoltura, nel 1842 fu eseguito il grande “Requiem” che aveva scritto per la morte del suo sovrano, Federico Augusto di Sassonia. Nel teatro “del Verzaro”, che gli sarebbe stato intestato nel 1874, fu allestita nel 1825 la sua opera che ebbe maggior successo, il “Tebaldo e Isolina”.
BERNARDO DESSAU
Offembach am Main, 1863 – Perugia, 1949
Bernardo Dessau, tedesco naturalizzato italiano, fu, per le prime tre decadi del Novecento, il magnete culturale e spirituale di Perugia. Pioniere della “telegrafia senza filo” (firmò, con Augusto Righi, “La telegrafia senza filo”, Zanichelli, 1903), corrispondente di Einstein e Marconi, traghettò all’Università del capoluogo umbro, dove insegnò per tutta la vita, la passione per le innovazioni scientifiche che rivoluzionarono il Novecento. Portavoce ai più alti livelli delle istanze sioniste, fu la “vera e propria guida spirituale degli ebrei perugini” (Ariel Toaff, 1975).
Animatore, con la moglie Emma, pittrice e xilografa, di un “cenacolo intellettuale”, mise in collegamento le più fertili menti della città, da Montesperelli a Capitini. Ma fu anche, a più riprese, vittima della storia. Se l’origine tedesca gli valse il temporaneo allontanamento dalla cattedra universitaria durante la Grande Guerra, la fede ebraica ne decretò, in seguito alla promulgazione delle Leggi razziali del 1938, la damnatio memoriae. La sopravvivenza nei mesi più oscuri del rastrellamento fu garantita dagli amici Capitini e Binni, che provvidero a far ricoverare Bernardo presso la clinica universitaria di Fedele Fedeli e a nascondere la moglie Emma “nei sotterranei delle case degli amici”.
MARIANNA FLORENZI
Ravenna, 1802 – Firenze, 1870
Bellezza celebrata nei più blasonati salotti romani, amante di una delle più potenti teste coronate d’Europa, volgarizzatrice e studiosa della filosofia tedesca, musa degli artisti Nazareni, animatrice di circoli politici: Marianna Florenzi è il simbolo di una Perugia che si apre all’universo cosmopolita della cultura ottocentesca. Figlia del conte Pietro Bacinetti di Ravenna e della contessa Laura Rossi di Lugo, Marianna sposò Ettore Florenzi, da cui ebbe due figli: Carlotta e Ludovico.
Rimasta vedova, si unì in seconde nozze con l’inglese Evelyn Waddington, in seguito sindaco di Perugia. Centrale per la sua vita di donna e di studiosa fu, però, la relazione con Ludwig I di Baviera: un’affaire testimoniato da una fittissima corrispondenza (4000 lettere!), monitorata e, in gran parte, censurata – “una relazione illecita e pericolosa”, scriveva il nunzio apostolico -, che nel corso degli anni si sarebbe trasformato in una duratura amicizia. I numerosi viaggi di Ludwig e della sua corte in Umbria – 30, l’ultimo dei quali nel 1867, pochi mesi prima della scomparsa dell’ex sovrano – avrebbero fatto di Perugia una finestra privilegiata sul gusto e sulla cultura europea dell’epoca.
STUDENTI, COPISTI, CUOCHI, PANETTIERI
I tedeschi alla “Domus Sapientiae” (sec. XV)
Fin dall’atto ufficiale di fondazione dell’Università di Perugia, nel 1308, lo “Studium” attrasse studenti forestieri che traghettarono competenze ed esperienze nell’alveo ricettivo della cultura comunale. Per i ‘fuori sede’ meno abbienti fu prevista una struttura ospitante: la “Domus Sapientiae”, fondata nel 1362 dal cardinale Niccolò Capocci, costituì un punto di riferimento imprescindibile per gli studenti stranieri, soprattutto tedeschi, che sceglievano Perugia come meta privilegiata.
È anzi possibile che proprio la presenza di un collegio studentesco con quote riservate ai forestieri spingesse molti a inserire Perugia fra le tappe della “peregrinatio” negli Studia italiani. Gli archivi perugini hanno svelato l’animato retroscena del collegio, aprendo una finestra sul vivace contesto della “Familia” della Casa: gli studenti erano probabilmente accompagnati da una schiera di servitori – dal panettiere all’addetto al vino al cuoco – convertiti in lavoratori della Sapienza per aggirare i divieti della “Domus”. Un frammento di culture lontane, pronto a mescolarsi con le tradizioni locali e a scambiare con esse ricette e stimoli: tra gli apporti più significativi di questo crogiolo va menzionato il ruolo centrale della presenza tedesca nel collegio per l’introduzione della stampa in città nel Quattrocento.
GIOVANNI TEUTONICO
La scultura lignea tedesca a Perugia (sec. XV)
Nel corso del XV secolo, in un’area che comprende Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo, operò un maestro di origini nordiche, noto con il nome di Giovanni Teutonico, specializzato nella realizzazione in legno di suggestive raffigurazioni del Cristo crocifisso. A capo di una bottega efficiente e organizzata, Giovanni Teutonico “di Arrigo di Salburgho de Lamania alta” nacque tra il quarto e il quinto decennio del XV secolo e morì a Terni, probabilmente nel 1498, dove, come attestato dalla ricca documentazione comunale, risiedeva stabilmente da circa un decennio.
A Perugia alcuni capolavori scultorei del Teutonico ne evidenziano la cifra stilistica, che, pur accostabile ai tratti distintivi della produzione ‘tedeschizzante’ coeva, emerge per qualità e fortuna presso la committenza: i Crocifissi della Galleria Nazionale dell’Umbria (1469, già in San Francesco di Monteripido), di Santa Maria Nuova, di sant’Erminio (1478-79ca, già in Santa Maria di Monteluce) e dell’abbazia di San Pietro (1478ca) uniscono all’intensificazione espressiva del dolore un morbido realismo non estraneo alla plastica peninsulare coeva. Alcuni esemplari sono provvisti di appositi meccanismi, come le braccia mobili, la lingua basculante, la calotta cranica apribile, che ne provano l’impiego devozionale e drammaturgico nel quadro delle sacre rappresentazioni. È questo il contesto in cui va ricollocato il corpus del Teutonico: i riti collettivi e le nuove forme devozionali di massa introdotti e gestiti dalle confraternite e dagli ordini riformati, tra i quali L’Osservanza francescana, che furono a più riprese committenti di Giovanni Teutonico.
L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA NELLA PERUGIA RINASCIMENTALE
I tipografi tedeschi a Perugia (sec. XV)
Intorno alla metà del Quattrocento la comparsa in Europa della stampa a caratteri mobili rivoluziona il sistema di produzione e diffusione della conoscenza. Anche a Perugia, culla dell’Italia rinascimentale, si fa strada questa innovazione tecnologica: il primo torchio a stampa è segnalato nel 1471. Sono gli anni del protagonismo politico di Braccio Baglioni, del fermento universitario e dei collegi a vocazione internazionale, come la Sapienza Vecchia.
In questo contesto di stimoli e scambi, in cui gli studenti oltramontani svolgono un ruolo determinante, trovano un terreno fertile le officine tipografiche. Accanto e attorno ai principali tipografi tedeschi che si succedono in città per volere del signore di Perugia – come Petrus Petri ‘de’ Colonia, Johannes Johannis ‘de’ Augusta e l’amburghese Steffen Arndes – maturano competenze, nascono società commerciali, emergono profili professionali ‘liminari’ (esemplare il caso del “bidello” Johannes Vydenast). Ad alimentarli, lo Studium perugino, ma anche i protagonisti dell’umanesimo locale: se il “Digesto Vecchio” (1476) è stato un monumento editoriale imprescindibile per l’orizzonte di studi dell’epoca, l’eleganza ornamentale del “Quadriregno” di Federico Frezzi (1481) e l’eccezionalità del “Libro delle sorti” di Lorenzo “Spirito” Gualtieri (1482) attestano il connubio tra la nuova arte del libro e il gusto ornamentale del primo Rinascimento.
In continua evoluzione
La Perugia dei Tedeschi è una mappa in progress, fatta di parole e immagini, sulle tracce della presenza tedesca in città. Ieri e oggi.
La Perugia dei Tedeschi è archeologia della memoria, per riportare in luce un affascinante capitolo di storia della città.
La Perugia dei Tedeschi è un laboratorio permanente di ricerca di materiali inediti, testimonianze orali, indirizzi scomparsi.
La Perugia dei Tedeschi è un progetto polivalente e partecipativo: i luoghi, le voci, le storie dei Tedeschi di Perugia, in mostre, incontri live ed esperienze on line.
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Opinioni sul progetto “La Perugia dei Tedeschi”
“La Perugia che amo è stata riconosciuta da personaggi illustri del passato come un luogo incantevole e ricco di stimoli. Scoprire che personaggi come Goethe o Wagner hanno vissuto esperienze importanti nella mia città mi ha riempito d’orgoglio.”
“Vivendo la Perugia di oggi, non conoscevo per niente il suo passato di punto di riferimento artistico e culturale europeo. L’ho scoperto grazie a un incontro online davvero interessante che mi ha mostrato aspetti della città di cui ero completamente all’oscuro.”
“Un percorso sorprendente che ha confermato il mio amore per Perugia.”
“Spero che possano riprendere gli incontri e le mostre, perché le iniziative che ho seguito sono state tutte entusiasmanti!”
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